MASSA MARITTIMA: un Duomo ricco di tesori

PORTA ETRUSCA A VOLTERRA: un simbolo
Maggio 19, 2018
Ciak si gira: UNA TOSCANA DA OSCAR
Maggio 20, 2018
Il duomo di Massa Marittima domina scenograficamente dall'alto di un podio la piazza principale della città. La costruzione risente dell'influenza pisana nella sequenza di arcature che ne scandiscono la facciata ed il fianco sinistro. La prima fase costruttiva si esaurì alla fine del XII secolo mentre alla fine del secolo successivo vennero modificati in stile gotico il presbiterio e l'abside. La chiesa rivolge verso la piazza lo spigolo sinistro della facciata che è rivolta verso il palazzo Pretorio. I due edifici formano tra loro un angolo molto accentuato.

L'effetto ottico viene accentuato dal fatto che il portale è leggermente decentrato e che gli archi a destra sono meno ampi di quelli di sinistra. Il portale presenta un archivolto liscio sormontato da un timpano. La decorazione scultorea è concentrata sull'architrave istoriata e sulle due protomi leonine aggettanti su cui ricade l'archivolto. L'influenza classica è evidenziata dai sue piedritti scanalati e dai loro capitelli d'imposta. Sull'architrave sono scolpiti cinque episodi della vita di S. Cerbone cui è intitolata la chiesa. La prima formella ritrae il santo in viaggio su una nave. Nella seconda il re Totila lo condanna ad essere sbranato da belve che si inchinano di fronte a lui.

Nella terza viene descritto l'episodio in cui il santo disseta due legati pontifici, venuti per condurlo a Roma, con il latte di due docili cerve. Nella quarta formella convince un branco di oche ad accompagnarlo dal Papa. Nell'ultima S. Cerbone è ritratto mentre celebra la Messa; in alto degli angeli lo accompagnano con il Gloria.
Degni di nota in questi rilievi è la capacità compositiva, la raffinatezza della lavorazione e la ricerca di effetti chiaroscurali. Gli archi ciechi della facciata sono sorretti da colonne dai bei capitelli corinzi sormontati da protomi leonine. Gli archi sono decorati con una doppia ghiera a palmette e tralci. L'architetto ha qui esaltato il contrasto tra i pochi elementi scultorei a rilievo accentuato ed il fondo liscio della paramento murario.

I leoni posti sulle colonne hanno diversi significati, tutti incentrati nella figura di Cristo, protettivo nei confronti dei credenti (simboleggiati dal suo cucciolo o dal vitello)...minaccioso nei confronti dei nemici della Fede, come questo uomo dai tratti somatici che lo identificano come un moro.
Lo spazio al di sotto degli archi è occupato da rosoni (ai lati e sopra il portale) e da formelle disposte a rombo e scolpite finemente. La parte superiore della facciata è caratterizzata da un'altra loggia cieca a cinque archi su snelle colonnine che schermano un altro oculo.Al di sopra, la sopraelevazione è ancora costituita da una loggia ma risale alla fase gotica della costruzione. Le statue che costituiscono le basi delle colonne centrali, la polifora di sfondo, i pinnacoli parlano ormai un linguaggio diverso.
Gli archi sono decorati con motivi già visti in quelli dell'ordine inferiore; i capitelli sono però più variati. Le colonne centrali poggiano su rozzi rilievi raffiguranti gli Evangelisti. Le statue su cui poggiano le colonne centrali della loggia gotica (gli originali sono conservati all'interno) sono attribuibili a Giovanni Pisano. Il fianco sinistro presenta una parte inferiore dove continua l'arcatura della facciata. Nella parte superiore il paramento diventa bicromo su cui si sovrappone un'altra arcatura cieca. Su presbiterio spicca il tiburio di costruzione tarda. I capitelli delle colonne sono di tipo composito con protomi, di esecuzione meno raffinata di quelli di facciata.
Le monofore sono decorate da protomi nella parte interna dell'archivolto. Gli archi del colonnato superiore poggiano alternatamente su colonne e su mensole. Si noti l'imperfetto inserimento delle finestre al di sotto degli archi. Sul lato destro, non esposto alla piazza, il colonnato superiore è assente mentre quello inferiore è limitato a due sezioni agli estremi del fianco. Sugli archi della sezione orientale i rilievi dei capitelli sono molto raffinati e caratterizzati da foglie piatte.

Nella sezione occidentale maggiore spazio è dato alla decorazione superficiale delle foglie con uno stile che ricorda i rilievi della facciata. Anche su questo lato le monofore sono decorate con protomi che sporgono plasticamente dall'archivolto. Sul fianco sinistro sorge il bel campanile in stile lombardo, in gran parte ricostruito.
Il prospetto orientale è costituito da un'abside poligonale aperta da alte monofore a tutto sesto sormontate da archi ogivali e da ghimberghe decorate da gattoni rampanti. L'interno è a tre navate e conserva le colonne originali sormontate da bei capitelli scolpiti. Tra le opere ivi conservate si ricorda l'arca di S. Cerbone, i cui rilievi sono il capolavoro dello scultore Goro di Gregorio (1324).

L'interno possiede un impianto basilicale a tre navate, con colonne cilindriche e pilastri cruciformi che terminano con complessi capitelli compositi. Le volte a vela della navata centrale sono della seconda metà del Quattrocento, mentre quelle laterali sono seicentesche. L'abside, con vaste finestre ogivali, ha caratteristiche senesi ed è frutto di un ampliamento della preesistente chiesa forse attribuito a Giovanni Pisano, così come a lui sono attribuite le tre figure del terzo ordine di facciata, sopra menzionate. A sinistra della porta d'ingresso posta in controfacciata, sotto un trittico trecentesco ad affresco con la Madonna in trono col Bambino e santi, è collocato un sarcofago romano del III secolo. Sulla destra della controfacciata si trova una serie di pannelli scolpiti in pietra tenera, databili secondo alcuni all'alto Medioevo, secondo altri al XII-XIII secolo. Sopra i pannelli, due affreschi con la Crocifissione (XIV secolo) e una Storia di San Giuliano (XV secolo).

Al centro della controfacciata, il rosone è fornito di una rara vetrata trecentesca, di scuola senese, col Redentore in gloria e Storie di San Cerbone. Sulla sinistra si trova il monumentale fonte battesimale, costituito da due parti: la vasca quadrangolare con la Deesis (il Cristo adorato dalla Vergine e San Giovanni Battista) e Storie di San Cerbone e San Regolo è tutta di un pezzo di travertino e posa sul dorso di quattro leonesse. È di forma rettangolare e il lato maggiore misura 2,73 metri per 0,98 metri. Questa prima parte è opera di Giroldo da Arogno ed è del 1267, come risulta da una iscrizione che lo circonda: "Anno Domini MCCLXVII indic...Mag. Ferruccio quondam Magistri Martini de Torniella operajo existente hoc opus scultum est a Magistro Giroldo quondam Jacobj de Cumo ad honorem Dei, beati Joannis Baptistae et beati Cerbonis patroni nostri et aliorum sanctorum Dei". L'alzato (seconda parte) è in forma di tempietto e risale al 1447. Su una colonnina quadrangolare è collocata una statuetta di San Giovanni Battista.

Alla parete della navata destra si trovano una Madonna in gloria coi Santi Giuseppe e Bernardino e due monaci, riferibile ad Antonio Nasini (fine XVII secolo), e una Natività della Vergine di Rutilio Manetti (XVII secolo). Nella cappella terminale di destra è appeso il Crocifisso dipinto di Segna di Bonaventura (inizi XIV secolo). Il pulpito ligneo seicentesco ha un portacroce in legno, a foggia di braccio coperto da una manica di abito ecclesiastico. Nella stessa cappella si trovano l'Immacolata Concezione e l'Eterno Padre di Rutilio Manetti (XVII secolo), e una Madonna del Rosario, di ignoto senese seicentesco.

Sul monumentale altar maggiore marmoreo di Flaminio Del Turco (1626) è posto un Crocifisso ligneo policromato dello stesso secolo che ha sostituito un crocifisso di Giovanni Pisano che si trova oggi nel locale Museo di Arte Sacra. Agli spigoli superiori dell'altare, due angeli lignei quattrocenteschi, riferibili a Domenico di Niccolò dei Cori. Dietro l'altare, in mezzo al coro, che alle pareti conserva una serie di stalli intarsiati (1462), è stata sistemata l'Arca di San Cerbone, di Goro di Gregorio (1324). Ha forma di urna, con otto storie del santo nella parte inferiore, e dodici medaglioni con figure della Vergine, di San Cerbone, di santi e profeti nella copertura. Sulla parete destra si trova un affresco quattrocentesco con San Cerbone accompagnato dalle oche.

La Maestà attribuita a Duccio di Buoninsegna (1316) si trova nella cappella terminale di sinistra. Nella parte posteriore, una Crocifissione e alcune Storie della Passione. Alla parete sinistra della cappella è stata sistemata la pala frammentaria di Sano di Pietro con la Presentazione al Tempio. Alla parete sinistra della navata si trovano l'Annunciazione di Raffaello Vanni (XVII secolo), il monumento funerario del vescovo Giuseppe Traversi, morto nel 1872, di Tito Sarrocchi, e alcuni affreschi frammentari del XIV-XV secolo di scuola senese, tra cui un'Annunciazione.

Al di sotto dell'area presbiterale, nel 2004 riorganizzata con nuovi arredi in stile moderno[, si trova la cripta. All'interno di essa sono collocate undici statuette di Profeti e Santi, di uno scultore senese della metà del Trecento, e un affresco quattrocentesco con la Crocifissione e i Dolenti accompagnati da San Cerbone e San Bernardino da Siena. Nella sagrestia si trovano tre reliquiari trecenteschi, fra cui quello del dito di San Cerbone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *