Nella politica nazionale, ad esempio, Cavour dà il via al processo di unificazione accettando, con il trattato di Plombieres, la creazione in Italia di più regni.
Ricasoli ha invece fin dall’inizio l’obiettivo di un’Italia unita con Roma capitale, tanto che proprio la “questione romana” e la difficoltà di far diventare Roma la capitale d’Italia sarà per lui una questione centrale, una spina nel fianco rimossa solo dalla breccia di porta Pia.
Camillo, abile politico e ottimo stratega, seppe adeguare obiettivi e strategie al mutare dello scenario internazionale; e seppe anche volgere a favore della propria causa avvenimenti come l’attentato di Felice Orsini a Napoleone III che avrebbe potuto minare alla radice l’amicizia con i francesi.
Bettino si dimostrò invece determinato e spregiudicato. Meno diplomatico di Cavour, Ricasoli non esitò a rifornire di armi i “Mille” di Garibaldi e riuscì a far votare i cittadini toscani per l’annessione al regno sabaudo. Non a caso fu soprannominato “Barone di ferro”.
Questi tratti principali dei due personaggi ne hanno determinato anche l’approccio nei confronti del vino.
Cavour imprenditore agricolo di Leri e Grinzane, chiamò un enologo francese, Louis Oudart, che nelle cantine della marchesa Falletti migliorò il sistema di vinificazione ispirandosi al Bordeaux. Nacque così il Barolo, che grazie alla fama conquistata a corte diventerà presto il “vino dei re”.
Ricasoli, nella sua Brolio, condusse in prima persona gli studi e gli esperimenti per migliorare un vino che, già famoso, solcava i mari in molte direzioni. Lavorando sugli uvaggi cercò di dargli “quella scioltezza, quella grazia e quel profumo” cui mirava particolarmente. Così, nel 1872, arrivò a pubblicare la formula magica del Chianti, che costituisce tuttora il cardine del disciplinare di produzione.
Anche se differenti, i due personaggi hanno saputo guidare il cambiamento ed hanno scritto le pagine iniziali, e per questo le più importanti, della storia d’Italia.
Oggi l’innovazione trova mille difficoltà nel venire applicata e la sua mancanza, specialmente nella politica e nell’economia, riduce la capacità di sviluppo di tutto il sistema.
Come scrisse Cavour nel dicembre 1847 su “Il Risorgimento”: “Una nazione … dove ogni novità è fatta sospetta e ciecamente contrastata, non può giungere ad alto segno di ricchezza e di potenza …