Il graffito denominato “Triplice Cinta” e' una struttura geometrica formata normalmente da tre quadrati concentrici raccordati da quattro segmenti perpendicolari. Esistono rarissimi esemplari a due o quattro quadrati , eccezionalmente a cinque ; opzionali sono i segmenti diagonali e un foro centrale. Alla triplice cinta spesso si affiancano altre due incisioni appaiate che presentano quattro quadrati uniti due a due con segmenti diagonali che convergono verso il centro . Ognuno di questi simboli identici è stato chiamato dalla ricercatrice Anna Giacomini “Griglia del Raggio di Carbonchio”.
Non si conosce l' origine della Triplice Cinta che però sappiamo essere un simbolo molto antico che si trova ovunque. Per quanto riguarda l' Italia si può riscontrare questo simbolo praticamente in ogni regione. La ricercatrice Marisa Uberti webmaster del sito “duepassinelmistero” oltre ad aver scritto un libro sui luoghi della Triplice Cinta, da qualche anno ha aperto un censimento costantemente aggiornato dove sono i lettori stessi a contribuire alle segnalazioni. Fino ad ora le Triplici Cinte più vicine all'area grossetana risultavano essere quella di Rocca San Silvestro chiamata anticamente Rocca a Palmento vicino a Campiglia Marittima conservata nel museo del borgo e quella di San Galgano dipinta in rosso in una parete dell'Abbazia. Su mia segnalazione è stata inserita nel censimento 2012 la Triplice Cinta ritrovata sulla soglia di una finestra in una stanza del castello di Arcidosso e che sto attualmente studiando. Con essa ne ho fatta inserire una seconda che ho ritrovato presso la Rocca di Calascio in Abruzzo. In alcune regioni si ha un numero altissimo di esemplari e la Toscana è ai primi posti con 128 Triplici Cinte censite.
Datare un graffito è una cosa per adesso impossibile, pertanto possiamo soltanto comparare gli eventuali ritrovamenti avvenuti sul sito o basarci sui documenti che attestano l' edificazione o il rifacimento del luogo ove esso si trova. Ovviamente questo non è possibile per le Triplici cinte rupestri e per gli oggetti dove la triplice cinta è incisa. Concordo con Marisa Uberti che ritiene la più antica raffigurazione, quella fornita da Platone nel Timeo che a differenza delle più conosciute è di natura circolare. La pratica di erigere delle 'cinte' di mura, spesso in numero di tre, attorno alle città è ripresa anche nella Bibbia, dove si narra che Gerusalemme, la città Santa, le possedesse in tale maniera e che su ciascun lato si aprissero tre porte per un totale di 12 porte; inoltre si racconta che il Tempio di Salomone aveva 'tre ordini di pietre'. Anche i feudi o i castelli disponevano spesso di una triplice cerchia di mura. Il tre è un concetto trinitario, formato dall'Uno (monade o principio) e dal Due (duale, la manifestazione del Principio), di Purificazione, Resurrezione, Rinascita. Il quattro è materia ,le quattro parti del mondo, i punti cardinali,i quattro venti. Insieme al tre dà il sette, numero che in diverse culture è considerato sacro. Ci conduce ai Misteri Mitraici con la scala a sette pioli costituiti da sette metalli diversi collegati a sette diversi pianeti e sette gradi di sapienza. Ma sette sono anche le spire del Serpente di Conoscenza dei Nativi Americani e sette i colori del serpente arcobaleno degli Aborigeni australiani. Il significato numerologico della Triplice Cinta ci condurrebbe in un viaggio antropologico senza fine. Dagli studi effettuati si sono delineati due aspetti legati a questo simbolo: il ludico e l' esoterico.Personalmente ritengo che ad essi se ne debba aggiungere un altro di natura pratica. Il significato assunto da questa struttura geometrica è tuttora ambiguo: molti studiosi la considerano semplicemente un gioco, un passatempo conosciuto come “filetto”. Nel Libro de los juegos, manoscritto del re Alfonso X detto il Saggio (Siviglia, 1283)alcuni cortigiani giocano al 'filetto', altri ad 'alquerque':una sua variante.
Se il 'campo di gioco' è in orizzontale, questa tesi potrebbe anche essere quanto meno accettata, ma quando lo schema della Triplice Cinta lo si ritrova su pareti verticali, la faccenda assume un aspetto più interessante. Personalmente ho avuto modo di osservare delle curiose triplici cinte con al centro un foro poste lungo le strombature delle feritoie di fortificazioni e si è fatta strada in me l' ipotesi che esse servissero anche come meridiana solare o astrale e che quel foro sostenesse uno gnomone in ferro o legno .Questa potrebbe essere una delle valenze pratiche ipotizzate in precedenza ma non dimentichiamo anche che nel medioevo non vi era confine tra pratico e simbolico e forse quel foro centrale potrebbe richiamare al concetto di Centro sacro di cui parla Guenon sul quale le sfere umane devono convergere e "ordinarsi". Come una sorta di “nicchia” in cui l'Uomo deve operare e non perdersi in direzioni vane, ma cercando sempre di ritrovare sé stesso. Un'altra ipotesi affascinante da considerare è che al pari del gioco dei "Tarocchi", con cui si trasmettevano conoscenze 'esoteriche' tra coloro che erano in grado di recepirle, anche la Triplice Cinta possa aver custodito un messaggio 'criptato', destinato agli iniziati e che sia stato veicolato come semplice gioco. Alcuni ricercatori sostengono l' ipotesi di un legame templare con la Triplice Cinta. In effetti essa si ritrova anche tra i i graffiti presenti nella torre del Coudray del castello di Chinon e a Domme dove furono detenuti i dignitari dell'Ordine del Tempio e l' ultimo Gran Maestro Jacques de Molay. Una ricerca seria deve però passare in rassegna ogni aspetto e non tralasciarne altri per avvalorare le proprie personali credenze. La Triplice Cinta come accennato in precedenza ha spesso vicino altri elementi come il tris-multiplo (le quattro griglie del Raggio di Carbonchio) che fanno ipotizzare una “mano” che abbia avuto rapporti con l' Oriente . Un esempio di questa “sequenza “ di graffiti è proprio quella presente nel castello di Arcidosso molto frequente all' estero come in Francia, un po' più rara in Italia.La cosa da tenere presente- come dicono Marisa Uberti e Giulio Coluzzi- è che la Triplice Cinta è un linguaggio umano vero e proprio, che ha attraversato la storia e la geografia del nostro pianeta. Nel tempo i simboli antichi sono stati spesso mantenuti inalterati, pur con una differente connotazione dovuta al nuovo contesto, altre volte invece si è dovuto reinterpretare. L' apporto di nuove esperienze multidisciplinari possono condurci sulla buona strada riguardo ai significati della Triplice Cinta.
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